Il rapporto tra le donne le erbe è sempre stato molto stretto.
Erbe che curano, erbe che nutrono, ma anche erbe che uccidono, e questo ha, In ogni periodo storico, spaventato moltissimo gli uomini, che vedevano in questo potere occulto delle donne un pericolo per la loro incolumità.
è tra le donne martirizzate come streghe, moltissime erano donne d'erbe.
Prima della repressione avvenuta nel periodo della lotta alla stregoneria, la donna che conosceva le virtutes herbarum poteva contare su un certo riconoscimento sociale in seno alle comunità agricole e pastorali, occupava un ruolo preciso, era punto di riferimento per la collettività. Era colei che guariva.
Con l'accentuarsi della fobia sui poteri delle Streghe, si affermò anche la paura che dietro le pratiche erboristiche delle guaritricI di campagna si celassero oscuri rituali diabolici.
Già nel pactus Alemannorum del VII secolo troviamo che la strega che vaga di notte per compiere i suoi malefici è indicata come herbaria: un dato etimologico senza dubbio significativo, che pone in evidenza lo stretto rapporto tra la donna pratica di erbe e l'attività delle adepte di Satana.
Con l'avvento della Controriforma, la presa di posizione nei confronti della medicina popolare, in particolare di coloro che curavano con le erbe, assunse Toni precisi e molto gravi: Infatti dopo il Concilio di Trento furono numerose le constitutiones che regolamentano l'attività terapeutica è l'uso delle Erbe.
Gran parte delle cure fino ad allora adottate dal popolo furono bollate come superstizioni. Con questo sistema da un lato si cercò di creare una frattura insanabile tra la medicina Popolare, esercitata Soprattutto dalle donne, e quella accademica, esercitata invece soprattutto dagli uomini, dall'altro, soprattutto la chiesa, attuò una politica molto precisa di sorveglianza delle pratiche terapeutiche e delle formule adottate per le cure.
malleus maleficarumNella Sprenger e Institor ponevano in evidenza come le streghe fossero spesso celate dietro le apparentemente innocue vesti della guaritrice e della levatrice: figure poste ai margini della vita sociale e circondata da un'aura di Mistero.
La pratica medica, vietata agli ebrei e ai Chierici, era severamente proibita anche alle donne;Pertanto con queste manovre repressive si posero fuorigioco le donne d'erbe, accentuando i lati più scuri delle loro attività e ipotizzando legami con il culto del demonio.
E così, quando si intensificò la caccia alle streghe, il Gorgo della persecuzione finì n
per coinvolgere le guaritrici popolari, le conciaossa, le levatrici non patentate, le mammane, le botaniche.
Il connubio implicito tra medicina popolare e magia fu sancito esplicitamente dalle autorità ecclesiastiche una volta per tutte.
Le donne che accorrevano nelle case contadine a portare i soccorsi in caso di malattia o disgrazia, nei parti, nei funerali, in tutti i momenti cioè di rischio di pericolo per il gruppo, furono condannate e bruciate a centinaia, accusate di stregoneria e di patto col diavolo.
Emblematico è il caso di una donna di Collevecchio (Perugia), Bellezza Orsini, che nel 1540 fu processata come strega, quando in realtà nelle sue deposizioni si definì sempre guaritrice e pratica di erbe.
Paradossalmente, però, le sue parole furono interpretate dagli accusatori come azioni per far ammalare e morire la gente:
"Io curo e medico ogni male, ogni infirmità. So guarire doglia francese, ossa rotte, chi fosse adombrato da qualche ombra cattiva e molte altre infirmità. Io non so strega, e medico ogni cosa e ogni cosa fo con un mio olio fiorito (...). Io ho un libro di cento e ottanta carte dove stanno tucti li secreti del mondo boni e cactivi. Con quello ho imparato e insegnato ad altri"
Nella stragrande maggioranza dei casi le donne d'erbe diventate streghe erano profonde conoscitrici della farmacologia arcaica, sapevano raccogliere le erbe giuste nei periodi più idonei, in modo da non vanificare le potenzialità insite di certi vegetali.
Malgrado nell'uso delle Erbe vi fosse in nuce quella che poi divenne la medicina ufficiale, dominio esclusivo degli uomini, Bernardo Gui nella Practica inquisitionis haereticae pravitatis, osservò che le invocatrici dei demoni erano anche dedite alla raccolta di erbe.
Le guaritrici riconosciute come streghe, finirono così per essere vittime delle loro stesse pratiche fitoterapiche e dei sistemi attuati per combattere le malattie o per ripristinare un equilibrio perduto.
L' aggettivo venefico, spesso attribuito a molte ricette delle streghe, era ovviamente, nella gran parte dei casi, il frutto di una volontà di demonizzazione anche se non si può escludere a priori la presenza, in questi farmaci naturali, di sostanze in grado di produrre effetti allucinogeni su determinate persone particolarmente sensibili o deboli.
D'altronde il papavero e altre piante usate fino al secolo scorso per calmare i bambini troppo vivaci, potevano avere, con uso prolungato, effetti collaterali.
Le piante cosiddette magiche che si ritrovano con maggiore frequenza nei Preparati a base di erbe delle streghe, erano la cicuta virosa e l' atropa belladonna: quest'ultima, nota anche come erba delle streghe, è in grado di determinare eccitazione motoria e offuscamento dell' apparato percettivo. Vanno ancora ricordate l' Hyoscyamus niger, il Solanum Niger e la Datura stramonium, più nota come erba del diavolo, capace di produrre forti amnesie ed effetti simili a quelli della schizofrenia.
Le streghe erano buone conoscitrici dei poteri delle Erbe e ne sapevano utilizzare sia positivamente sia negativamente le proprietà terapeutiche.
Intorno a questo complesso sapere si sono coagulati i secoli di tradizioni e credenze, condizionate profondamente dalla demonizzazione dell'inquisizione.
I tribunali, generalizzando, crearono i presupposti per collocare tutta una tradizione Popolare sulla scia del culto del diavolo, privando le donne d'erbe della propria atavica connessione con la natura e con la Grande Madre.
••• Giada Aghi Ipnotista, Parapsicologa, Naturopata, Radiestesista, Op. Esoterica e Master Reiki.
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